Storia di pedofili,
iene e prelati
Ego in
innocentia mea ingressus sum (Sal 25, 1).
Nei
primi anni del nostro secolo, un giovanissimo adolescente arriva a Roma per
essere avviato al sacerdozio in un esclusivo vivaio di vocazioni: all’ombra del
Cupolone, gli innocenti virgulti vengono iniziati all’amore della liturgia
cattolica servendo come chierichetti al Santo Padre, oltre che a cardinali,
vescovi e monsignori di curia. Il nostro eroe, tuttavia, ha già fatto una precoce
e terribile scelta di campo per il vizio più turpe e ripugnante: ha infatti la
curiosa abitudine di infilarsi nei letti dei compagni per costringerli ad atti
contro natura. A mano a mano che avanza negli studi, comincia ad assumere ruoli
direttivi che gli permettono di esercitare sui più piccoli pressioni e ricatti
al fine di soddisfare la sua insaziabile quanto ignobile voglia. Al tempo
stesso, senza il benché minimo imbarazzo, continua a comparire nelle liturgie
papali in ruoli di evidenza, ricevendo perfino la santa Comunione dalla mano
dei successivi pontefici.
Un
compagno di studi, testimone oculare dei ricorrenti misfatti, decide allora di
rivolgersi a diverse autorità, fino al responsabile più alto della gestione pastorale
della Cittadella, il Vicario di Sua Santità. Quest’ultimo deve la sua notorietà
ad un abile sfruttamento dell’amicizia con Madre Teresa di Calcutta, mentre la
sua fulminante carriera sembra piuttosto dovuta a forti legami con l’ambiente
dell’alta finanza romana. Con una loquela e una mimica sapientemente costruite,
da far concorrenza al Predicatore della Casa Pontificia, egli incanta le folle
con ispirate meditazioni sui Santi e sulla Vergine,
pubblicate in volumi di sublime spiritualità. Il porporato promette
all’angustiato seminarista il dovuto intervento del caso, ma l’unico effetto
sortito dalla denuncia è l’allontanamento del “delatore”, il quale, visto l’esito
dei suoi tentativi, si rassegnerà infine a rivolgersi ad un giornalista,
ben felice di trovar materia per un nuovo libro-scandalo.
Ufficialmente,
tre “inchieste” interne non accertano alcun crimine e tutto viene messo a
tacere. È così che, pochi mesi fa, il seminarista corrotto e corruttore è
solennemente ordinato sacerdote e un paio di settimane dopo destinato ad una
“comunità pastorale” come responsabile dell’oratorio… Ma, proprio quando la
brutta storia sembra ormai acqua passata, ecco spuntare una troupe televisiva che, fedele al nome
preso da un animale che si nutre di carogne, vuol gettarla in pasto al pubblico
del circo, assetato di sangue e di putredine. I fatti riferiti dal giornalista
di cui sopra vengono quindi confermati con interviste ricche di dettagli tanto
realistici quanto vergognosi. I diversi ecclesiastici coinvolti (rettore del
seminario, vescovo emerito, vescovo in carica), pure interpellati, rispondono
senza batter ciglio che le inchieste, a suo tempo, non hanno fornito alcun
elemento a carico del predatore in tonaca e che, quindi, si tratta di pure
calunnie.
Ancora
una volta tutto parrebbe rimesso in ordine, con buona pace dei bambini
deflorati nel fior dell’innocenza nonché delle loro ignare famiglie, che li
avevano fiduciosamente affidati alle cure materne di Santa Romana Chiesa. Ecco
invece che una di quelle odiose bestie della savana, fiutato il sangue di
un’altra vittima, riesce a scovare l’ex-giudice della curia vescovile
coinvolta, professore di diritto canonico. Quest’ultimo, già all’inizio del
nuovo pontificato, era stato incaricato di indagare sulla sporca vicenda per
fornire un parere in vista della rimozione del rettore del seminario (che
proteggeva il giovane depravato), parere che era stato però clamorosamente
disatteso dal vescovo precedente, inducendo il canonista a dar le dimissioni
dal suo ruolo di curia. Il successore, nonostante questo, lo costringe a
riprendere in mano il caso, ma nemmeno lui, inspiegabilmente, ne accetta il
responso e decide di procedere ugualmente all’ordinazione sacerdotale del
candidato indegno. Forse che, tirando via un verme dal buco, si rischiava di
far venir fuori tutta una catena di vermi molto più grossi?
A
questo punto l’onesto quanto esasperato docente cade nella trappola tesagli
dallo spregiudicato giornalista e si lascia sfuggire la verità, coperta da segreto
istruttorio: il Vicario del Papa e il vescovo di allora sapevano, ma hanno
insabbiato tutto. Apriti cielo: a causa non certo del secondo, che si gode la
sua pantofolaia pensione, ma del primo, vero pezzo da novanta che amministra
con proverbiale larghezza milioni di euro, alla faccia della “Chiesa povera per
i poveri”. In realtà pare che anche il buon papa Francesco – quello della tolleranza zero nei confronti dei preti
pedofili – fosse al corrente di tutto fin dall’inizio, informato dal Vicario.
Come mai nessuno è intervenuto? Qui entrano in scena i soliti complottisti, fra
cui chi scrive: non per il gusto di rimestare nel torbido o di amplificare gli
scandali, ma anzitutto per un insopprimibile
senso di giustizia nei riguardi di un confratello retto e coscienzioso
che, per aver fatto semplicemente il suo dovere, rischia ora di ritrovarsi in
mezzo alla strada, qualora non ritratti le sue dichiarazioni.
Le
nostre supposizioni guardano però più lontano: certi scandali sembrano bombe a
orologeria confezionate per scoppiare in un momento preciso con un determinato
effetto. Un gravissimo caso di pedofilia che si è protratto per anni, nel cuore
della cristianità, sotto lo sguardo di superiori che hanno chiuso entrambi gli
occhi, fino al livello più alto possibile, viene inspiegabilmente tollerato
fino all’ordinazione di un pervertito, ma esplode – guarda caso – proprio
mentre si sta preparando un sinodo sul ministero sacerdotale che, come si
vocifera, dovrà rimettere in discussione il celibato dei preti. D’altronde già
nel giugno del 2015 padre Hans Zollner, vice-rettore dell’Università Gregoriana
e presidente del Centro per la protezione
dei minori, aveva dichiarato che la crisi degli abusi da parte di membri
del clero esige una «risposta teologica e spirituale» che sia un’«occasione di
ripensare la teologia del sacerdozio» (1). Curiosa come risposta…
Il buon senso si aspetterebbe piuttosto un bel repulisti all’interno della
gerarchia.
Secondo
il nostro zelante gesuita, «papa Francesco veramente prende sul serio questa
tragedia» e «vuole veramente combattere con tutta la sua forza questo, con
tutto il suo impegno personale». Avevamo già legittimi dubbi in proposito, visto
quanti sodomiti clericali continuano a impazzare impunemente oltre Tevere, ma
quest’ultima squallida vicenda ce li ha tolti in modo definitivo, nel senso che
li ha trasformati in certezze. Cinquant’anni fa le “nuove idee” hanno fatto
saltare la disciplina dei seminari, diventati covi di pervertiti, e disintegrato
l’identità sacerdotale, ridotta a maschera intercambiabile. Ora vediamo i frutti
più “maturi” della svolta, che è stata attentamente pianificata e attuata dalla
massoneria per mezzo dei suoi infiltrati nella Chiesa. Il risultato finale
perseguito, tuttavia, non è semplicemente il pervertimento del clero, ma la
distruzione dello stesso sacerdozio cattolico, che Satana ha in odio sopra ogni
cosa, insieme alla Messa.
Che
si tratti di un “papa” che per anni lascia violentare i bambini a pochi metri
dalla sua residenza o di un cardinale dalla mistica eloquenza e
dall’altrettanto viscida ipocrisia che copre i viziosi ed è forse a capo di
un’intera cordata di quei ributtanti soggetti, che siano ignavi superiori di
seminario o vescovi compiacenti che obbediscono a iniqui ordini vaticani perché
crimini orrendi proseguano indisturbati in uno dei luoghi più sacri al mondo,
sono tutti burattini di un disegno ben più vasto che vuol minare la Chiesa
Cattolica come strumento di redenzione e via di salvezza. Dobbiamo forse pregare
perché la terra si apra sotto i loro piedi e l’Inferno li inghiotta per sempre?
Ne saremmo tentati, ma dobbiamo soprattutto mobilitarci perché questo articolo
raggiunga onesti e influenti giornalisti che possano intervenire con le loro penne.
Bisogna
salvare i ragazzini del seminario (considerato da certi monsignori una “riserva
di caccia”), i quali sono sistematicamente violati non solo nel corpo, ma anche
nell’anima, dato che la loro fede ingenua è stravolta dall’intreccio di potere
e perversione di cui diventano testimoni e, talvolta, complici. Ma bisogna
salvare pure l’unico sacerdote – dopo il padre spirituale del seminario, a suo
tempo prontamente rispedito sui monti – che in rapporto a questo caso abbia
tentato di fare qualcosa per loro e, scontratosi con l’immonda piovra che ha
allignato tra le mura leonine, si è per questo bruciato. Se mai qualcuno, nelle
stanze del potere ecclesiastico, ha ancora un barlume di coscienza che non si
sia spento del tutto, faccia qualcosa per aiutarlo: nella Chiesa non possiamo continuare
a contare soltanto sui giornalisti.
N.B.
A scanso di equivoci, sia ben chiaro che “don Elia”, nonostante quel che si
potrebbe credere, non appartiene alla diocesi in questione e non ha ricevuto informazioni
dal sacerdote coinvolto, il quale non sa nulla di questo articolo, ma che
incoraggio caldamente a rivolgersi alla magistratura civile in modo che non sia
lui, innocente, a pagare, ma i colpevoli, se esiste una possibilità di
intervento giudiziario nonostante il fatto che i crimini siano stati commessi
in un altro Stato. Quanto al celebre Vicario dalla faccia di… bronzo, è pur
vero che è protetto dall’immunità diplomatica, ma una giusta campagna mediatica
potrebbe costringerlo a dimettersi lasciando un vuoto al vertice della cordata.
Questo caso ha messo in luce il “tallone d’Achille” di quel laido sistema di
potere che ha occupato la Santa Sede e potrebbe quindi rappresentare l’inizio
del suo crollo, tanto agognato dai veri credenti per il bene della Sposa di
Cristo, purché non si risolva nell’ennesimo attacco alla Chiesa Cattolica e in un’ulteriore
pubblicità per il suo “salvatore” argentino.
Al
giovane giornalista televisivo, poi, mi permetto di offrire un consiglio
paterno: corri a fare una buona confessione, perché con il tuo stratagemma hai
rovinato un sacerdote limpido e buono, che tu stesso hai riconosciuto tale
prima di tendergli il tuo spregevole tranello. Ammesso che tu stia davvero
lavorando per la verità, il fine non giustifica i mezzi – dovresti saperlo. Se accogli
sinceramente la grazia, ti potrebbe anche capitare di convertirti, come è già
successo a un tuo collega; così potrai riparare le tue colpe mettendo il tuo
talento al servizio del campo giusto (quello che alla fine trionferà),
piuttosto che di quello che ti sta usando per fare del male e ti getterà via
quando non gli servirai più, prima di essere a sua volta distrutto. Visto che
vieni dalla cattolica Sicilia, forse in te c’è ancora qualcosa di buono. Leggiti
la meditazione di sant’Ignazio sulle due bandiere. Pensaci. L’Inferno esiste.
(1) http://it.radiovaticana.va/news/2015/06/22/p_zollner_papa_sempre_pi%C3%B9_impegnato_nella_lotta_a_abusi_/1153287
(1) http://it.radiovaticana.va/news/2015/06/22/p_zollner_papa_sempre_pi%C3%B9_impegnato_nella_lotta_a_abusi_/1153287