Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 30 settembre 2017


Dio ci chiama a una nuova crociata / 3



L’albero di fichi senza frutti significa la stessa cosa della donna curva; il fatto che sia risparmiato l’albero di fichi indica lo stesso che il raddrizzamento della donna (san Gregorio Magno).

Non è un indovinello. San Gregorio Magno sta commentando, collegandole, due pericopi che nel Vangelo di san Luca si susseguono: la parabola del fico sterile e la guarigione della donna curva (Lc 13, 6-17). L’esegesi allegorica del grande Papa vede in entrambi un’immagine dell’umanità, piegata dal peccato originale e incapace di portare buoni frutti, nella sua condizione decaduta. Il fatto che il padrone del campo vada a cercare frutti per la terza volta richiama al Pontefice le tre forme in cui Dio ha soccorso l’umanità: la legge naturale, che ogni uomo può riconoscere con l’intelletto per dirigere i propri comportamenti; la legge positiva, rivelata per mezzo di Mosè al popolo eletto; la grazia, concessa con la propria stessa presenza grazie all’Incarnazione. Le anime dei perversi non si lasciano però né correggere dalla legge naturale, né istruire dai precetti né convertire dai miracoli, nonostante le cure di quanti sono preposti alla vigna del Signore.

Uno sguardo al contesto scritturistico e all’uso liturgico del passo ci suggerisce di applicare la geniale intuizione di san Gregorio, in prima istanza, all’antico Israele. Il passo evangelico è infatti utilizzato il sabato delle Quattro Tempora d’autunno, che coincide grosso modo con la festa ebraica dello Yom Kippur, il giorno della grande espiazione. L’epistola della Messa (Eb 9, 1-13) afferma chiaramente che lo scopo cui mirava il rito di purificazione che il sommo sacerdote eseguiva quel giorno, entrando da solo, un’unica volta all’anno, nel Santo dei Santi, è stato in realtà ottenuto con la morte, risurrezione e ascensione al cielo di Gesù, penetrato nel vero santuario di Dio (di cui quello terreno era una copia) non con il sangue di animali, ma con il proprio stesso sangue. A differenza del rito mosaico, che era solo una prefigurazione di per sé inefficace, l’atto compiuto da Cristo ci ha procurato una redenzione definitiva ed eterna.

Anche il contesto biblico incoraggia questa interpretazione a livello letterale. La parabola del fico sterile è strettamente connessa all’episodio precedente, in cui Gesù, a partire da fatti luttuosi che gli sono stati riferiti, ammonisce gli ascoltatori che, se non si convertono, faranno tutti una fine analoga a quella delle vittime, che rappresentano tanto la Galilea delle genti quanto la stessa Città santa (cf. Lc 13, 1-5). Alla fine del capitolo il Signore profetizza l’esclusione dei suoi contemporanei dal Regno di Dio e rimprovera Gerusalemme, che uccide i profeti, di non aver permesso che Egli radunasse i suoi figli, sebbene ci avesse provato tante volte anche in passato (indice, questo, della coscienza divina di Gesù). Altri – gli ultimi che saranno primi – prenderanno il loro posto venendo da Oriente e Occidente, mentre Dio abbandonerà il Suo tempio e i giudei non vedranno più il Messia, finché un giorno non diranno: «Benedetto colui che viene nel nome del Signore» (Lc 13, 35; cf. Lc 13, 28-30.34-35).

«Ipocriti! Sapete discernere l’aspetto della terra e del cielo; come mai non discernete questo tempo di grazia?» (Lc 12, 56). San Marco, dal canto suo, mostra le terribili conseguenze di questo mancato riconoscimento: l’enigmatica maledizione del fico senza frutti inquadra la cacciata dei mercanti dal tempio, divenuto una spelonca di ladri, ma destinato ad essere casa di preghiera per tutte le genti (cf. Mc 11, 12-21). L’antica economia sacrificale, rimasta infruttuosa e isterilitasi in un formalismo corrotto, ha esaurito la sua funzione e sta per lasciare il posto alla nuova, fondata sull’unico Sacrificio realmente efficace, che sarà offerto a Dio da un capo all’altro della terra (cf. Mal 1, 11). Il tempio di Gerusalemme sarà raso al suolo quarant’anni più tardi e la parte d’Israele che non sarà divenuta Chiesa sarà dispersa. Anche l’ultima possibilità offerta al fico dal coltivatore, che con la propria Passione vuole zappargli intorno e concimarlo prima che il padrone lo tagli (cf. Lc 13, 7-9), si sarà rivelata vana per la maggioranza del popolo.

San Paolo, giudeo convertitosi dalla sua intransigenza farisaica, intravede tuttavia uno spiraglio di speranza: un piccolo resto è rimasto fedele e Dio, un giorno, reinnesterà sul ceppo dell’olivo santo i rami da Lui potati per far posto ai rami di olivastro, i cristiani provenienti dal paganesimo; una volta entrata la totalità delle genti, anche Israele si convertirà e sarà salvato (cf. Rm 11, 4-5.16-27). Il Signore aveva già misteriosamente preannunciato questo evento raddrizzando – con una semplice parola d’autorità – la donna che da diciotto anni era tenuta curva, tanto da non poter guardare in alto, da uno spirito di infermità (Lc 13, 11-13), cioè dalle illegittime dottrine rabbiniche che opprimevano tutto il popolo, da lei simboleggiato. Per questo san Paolo applica proprio alla sua gente, induritasi in un’osservanza esteriore, questo versetto dei Salmi: «Siano oscurati i loro occhi sì da non vedere e fa’ loro curvare la schiena per sempre!» (Rm 11, 10; cf. Sal 68, 24). La loro caduta non è però irreversibile: se il loro rigetto occasionò la riconciliazione del mondo, che cosa non comporterà la loro riammissione (cf. Rm 11, 15)?

Quanto avvenuto nella storia sacra è un esempio per noi (cf. 1 Cor 10, 6). L’albero piantato e coltivato da Dio, poi resosi nuovamente infruttuoso, sarà tagliato, ma ributterà con la conversione di tanti non cristiani – compresi gli ebrei – e rifiorirà in uno splendore mai visto prima. Non intendo preconizzare un’altra Chiesa, ma un suo radicale rinnovamento operato non dagli uomini, ma da Dio. Quello che il Signore si aspetta da noi, in termini di necessaria preparazione e collaborazione, è che formiamo quel piccolo resto da cui, dopo la catastrofe, ripartirà la Chiesa del tempo futuro. Non siamo in grado di prevedere in che consisterà tale sconvolgimento (scisma, guerra mondiale o cataclisma naturale), ma questo non è essenziale. Anziché romperci la testa in inutili pronostici o lasciarci fuorviare da presunte rivelazioni, concentriamoci sul presente e su quello che dobbiamo fare per predisporre agli eventi noi stessi e quanti lo vorranno.

Pur senza perderci in improbabili previsioni, possiamo comunque cogliere i segnali che il nostro tempo ci invia e organizzarci di conseguenza. In Italia le forze dell’ordine sono state per lo più private della capacità operativa di proteggere i cittadini e di impedire i crimini comuni. I genitori, per poter mandare i figli a scuola, sono ormai costretti a lasciarli avvelenare con i cosiddetti vaccini, mentre chi resiste rischia di vedersi tolta la patria potestà – per non parlare del rischio che i bambini siano sessualmente pervertiti fin dall’asilo. Tasse esorbitanti, poi, monopoli mafiosi e regolamenti asfissianti soffocano ogni iniziativa con cui i giovani possano costruirsi un futuro. È quindi del tutto legittimo cominciare a provvedere da sé ribellandosi alla terrificante schiavitù del Leviatano mondialista. Essere pochi non è un problema, anzi rientra pienamente nelle condizioni stabilite dal Cielo; l’importante è che quei pochi siano realmente uniti a Cristo per mezzo di Maria, credendo, pregando e facendo penitenza.

Bisogna dunque formare piccole unità di credenti riunite da un sacerdote fedele e collegate in rete. Un riconoscimento formale non è strettamente necessario, a meno che non si riveli indispensabile per tutelare i membri del gruppo; in questo caso, in linea di massima, è meglio chiederlo a livello civile che a livello ecclesiastico. Ogni unità dovrebbe comprendere, nei limiti del possibile, almeno un medico, un avvocato e un militare, in previsione di circostanze in cui non sia possibile curarsi nelle strutture pubbliche, o ci si debba difendere da ingiuste accuse o leggi inique, o si sia costretti all’autodifesa (che è un obbligo morale nei confronti degli indifesi e di coloro di cui si ha la tutela). Sarebbe poi un’ottima cosa incrementare le scuole parentali già esistenti e, se ci sono le forze, crearne di nuove, oppure, per gli adolescenti, aprire dei dopo-scuola in cui correggere le storture dell’istruzione ufficiale e offrire ai ragazzi un ambiente sano di socializzazione.

È altresì urgente formare competenti evangelizzatori, laici e consacrati, che portino la luce del Vangelo a tutti, musulmani, cinesi, ebrei e – perché no? – massoni, così da farne, da nemici, ardenti apostoli, proprio come l’uomo di Tarso. A livello intraecclesiale, diamo con entusiasmo la nostra adesione alla Correctio filialis sommergendo il Vaticano di comunicazioni di appoggio, senza curarci dell’esecrazione del mondo e dei lealisti. Come e quando il Signore interverrà, lo lasciamo al Suo divino consiglio; ma, da parte nostra, ci vuole un deciso sussulto di resistenza attiva perché il Suo intervento trovi almeno una base su cui innestarsi: anche qui la grazia suppone la natura.

Tu, sorgendo, avrai pietà di Sion, perché è tempo di averne pietà […]. È il Signore che ha edificato Sion [= la Chiesa] per manifestarsi nella sua gloria. Egli ha guardato alla preghiera degli umili e non ha disprezzato la loro supplica. Questo sia scritto per la generazione futura, perché il popolo che sarà creato lodi il Signore (Sal 101, 14.17-19).

sabato 23 settembre 2017


Dio ci chiama a una nuova crociata / 2



Magari la Chiesa tutta si rispecchiasse in Maria, che è tutta rivolta a Dio! E lo farà: cominceranno i pochi, ma Dio salverà i molti attraverso i pochi veramente uniti al Figlio (una lettrice).

Non ci avevo mai fatto caso prima: nei Vespri del martedì i testi salmici suggeriscono un passaggio dall’oppressione alla libertà. Miserere nostri, Domine, miserere nostri, quia multum repleti sumus despectione (Abbi pietà di noi, Signore, abbi pietà di noi, poiché siamo proprio colmi di disprezzo; Sal 122, 3). Anima nostra sicut passer erepta est de laqueo venantium (L’anima nostra, come un passero, è stata strappata al laccio dei cacciatori; Sal 123, 7). Quia non relinquet Dominus virgam peccatorum super sortem iustorum, ut non extendant iusti ad iniquitatem manus suas (Perché il Signore non lascerà lo scettro dei peccatori sopra la parte toccata ai giusti, affinché i giusti non stendano le mani per azioni inique; Sal 124, 3). In convertendo Dominus captivitatem Sion, facti sumus sicut consolati (Quando il Signore ha riportato i prigionieri di Sion, siamo stati consolati; Sal 125, 1). Nisi Dominus custodierit civitatem, frustra vigilat qui custodit eam (Se il Signore non avrà custodito la città, invano vigila colui che la custodisce; Sal 126, 1).

In queste parole è evidente il primato della grazia e l’azione preveniente della Provvidenza, senza la quale saremmo spacciati di fronte al potere del maligno e di chi lo serve; allo stesso tempo si presuppone che l’uomo non resti completamente inerte, ma che stia facendo quanto in suo potere per liberarsi e difendersi da esso. Una massima della tradizione spirituale cattolica attribuita a sant’Ignazio di Loyola raccomanda di fare ogni cosa come se tutto dipendesse da noi e attendere il risultato come se tutto dipendesse da Dio: ecco il segreto di un giusto rapporto tra natura e grazia, che ci preserva dagli estremi del fideismo spiritualistico e dell’attivismo volontaristico. È Dio che dirige la storia umana, ma tenendo conto della nostra cooperazione, che Egli, nella Sua prescienza, già conosce da tutta l’eternità. Nel collaborare con la grazia conserviamo pienamente la nostra libera iniziativa, che dev’essere tuttavia docile alle ispirazioni dello Spirito Santo.

Ho motivo di credere che il Signore stia per intervenire, ma che aspetti un sussulto di riscossa da parte nostra. Non un’iniziativa puramente umana dettata dalla frustrazione o dall’esasperazione, bensì un moto suscitato dalla fede nella Sua indefettibile provvidenza e «incomprensibile sapienza, con cui ordina bene anche il male» (sant’Anselmo d’Aosta, Cur Deus homo, I, 7). In questa luce, come già altrove accennato, Dio può aver permesso lo scisma d’Oriente, nel 1054, perché mille anni più tardi ci fosse una parte della Chiesa che rimanesse immune dall’apostasia, dopo essere sopravvissuta alla peggiore persecuzione della storia. È vero che non tutto è perfetto presso gli ortodossi, soprattutto per quanto riguarda la negazione del primato di giurisdizione del Successore di Pietro (inequivocabilmente attestato, già nel primo millennio, da molteplici esempi, sebbene non nella forma attuale) e la grave deroga costituita dalle seconde nozze (a cui si ispirano, a sproposito, i novatori nostrani). Queste pecche così evidenti, tuttavia, non possono annullare completamente il bene che il Paraclito sta operando presso di loro, a meno che non si intenda imporre dei limiti d’azione anche a Lui, conforme ai propri schemi teologici – o ideologici?

Un discorso analogo – mutatis mutandis – può valere per l’Islam. La sua radice è chiaramente diabolica, come dimostrano la storia e gli effetti della sua espansione, nonché la sua traiettoria decisamente anticristica. Ciononostante, proprio quell’imprevedibile Sapienza che volge in bene anche il male può far sì che tanti suoi adepti in buona fede, nonostante la natura perversa della loro religione, cercando Dio sinceramente pervengano ad una sana religiosità naturale e ricevano delle grazie prevenienti dello Spirito Santo (quelle che Dio concede ad ogni uomo di coscienza retta per orientarlo alla conversione). È accertato che, nel mondo, milioni di islamici sarebbero pronti a farsi cristiani, se questo passo non comportasse la morte immediata. In regimi più tolleranti, come il Marocco e l’Algeria, i pentecostali hanno lanciato un’intensissima attività di proselitismo, visto che gli istituti missionari cattolici – compresi quelli espressamente fondati per l’evangelizzazione dei musulmani – hanno completamente abbandonato il proprio compito a pro del dialogo interreligioso. Che cosa sta preparando la Provvidenza?

È vero che la figura di Allah, nel Corano, ha ben poco in comune con il Padre rivelato da Gesù Cristo; è altresì evidente che nell’Islam si faccia tutto per costrizione e che il sistema si regga su una spaventosa forma di oppressione mentale, dato che non si ammette nemmeno l’ipotesi di un qualche coinvolgimento della coscienza. Ma questo può forse impedire allo Spirito Santo di soccorrere chi cerca Dio con cuore sincero, dandogli il gusto dell’adesione interiore e vivificando dall’interno i frammenti di verità che, nonostante tutto, sono veicolati dalla sua religione? Sulla base di questa costatazione, abbiamo una motivazione più che valida per condividere la luce della fede, che abbiamo immeritatamente ricevuto in dono, con quelli di loro che almeno inconsapevolmente la desiderano e, qui da noi, sono più liberi di accoglierla. In questo modo, fra l’altro, li sottrarremo alla pestifera propaganda degli imam pagati dall’Arabia Saudita (e non solo) per radicalizzare, sul nostro suolo, uomini che a casa loro non avevano alcuna velleità estremista o giovani le cui frustrazioni rinfocolano l’odio e il disprezzo per l’immoralità e il nichilismo della nostra cultura.

Cedere prontamente il posto sull’autobus a un uomo di Dio, riconosciuto dall’abito lungo e dalla corona in mano, è da noi qualcosa di quasi introvabile, ma è spontaneo per chi ha il senso del primato divino. La nobile fierezza con cui si muove una giovane nubile della Città vecchia, a Gerusalemme, non è nemmeno paragonabile alla volgare sciattezza con cui si presentano le nostre ragazze (s)vestite come donne di strada, che con queste premesse non potranno mai essere spose fedeli e buone madri di famiglia. Ora, visto che i padroni del mondo fanno leva sui lati peggiori dell’Islam per portare avanti un “conflitto di civiltà” completamente artificiale, abbiamo tutto l’interesse a far leva sui lati positivi dei musulmani per condurli a Cristo.

Una volta esauritasi la spinta del conflitto con i regimi comunisti da essa stessa orchestrati, per poter continuare a tenerci sotto pressione l’alta massoneria ha creato l’Islam radicale, trovando ovviamente un terreno già predisposto; dall’11 settembre 2001 si serve di estremisti islamici per realizzare attentati organizzati dai servizi segreti occidentali. Anche la Chiesa, come avvenne durante la shoah, può avere il suo “servizio segreto”, questa volta non per sottrarre gli ebrei alla deportazione, ma per portare il Vangelo a musulmani che, in mancanza di un valido ideale, rischiano di lasciarsi trasformare in fanatici. Le circostanze impongono di guardarsi dagli estremisti dell’una e dell’altra sponda: i cattolici ideologizzati dell’accoglienza incondizionata (che oltretutto pregiudica ogni sviluppo dei Paesi d’origine, privati delle forze migliori) e gli islamici radicali delle moschee d’Europa (che sfruttano la dabbenaggine dei primi nell’intento di sottometterci). Ma un sant’Ignazio di Loyola o un san Gaspare del Bufalo, se vivessero nel nostro tempo, non si metterebbero forse all’opera per far rinsavire i fedeli e per evangelizzare gli infedeli? (continua)

sabato 16 settembre 2017


Dio ci chiama a una nuova crociata



Il Signore non abbandonerà la Sua Chiesa. Gli Apostoli erano dodici e il Signore ricomincerà con pochi. Dobbiamo avere fede, speranza e fortezza (il cardinale Carlo Caffarra in lacrime, pochi giorni prima di morire).

Parlare di situazione drammatica è ormai superfluo: solo chi è ipnotizzato dalla propaganda dorme sonni tranquilli, come se tutto fosse in ordine. L’invasione è sotto gli occhi di tutti: migliaia di giovanotti prestanti, che non hanno affatto l’aria di persone denutrite che scappano dalla fame, continuano a sbarcare ogni giorno sulle nostre coste, prelevati dalla nostra stessa Marina militare a pochi chilometri dalle coste libiche. Il ritiro delle “organizzazioni umanitarie” prezzolate ha inciso solo parzialmente sul flusso di migranti indotti, che poi finiscono o nelle maglie del lavoro nero e della criminalità organizzata o in bivacchi improvvisati sulle piazze italiane, dalle quali spostarsi eventualmente di quando in quando, onde ammazzare la noia, per qualche stupro singolo o di gruppo. È notorio, fra l’altro, che la cosiddetta “accoglienza” sia diventata un business molto redditizio. Gridare indignati al razzismo contro chi denuncia quest’incubo è semplicemente da imbecilli; esortare all’accoglienza incondizionata, invece, è da criminali.

Alla prima categoria appartengono i decerebrati della sinistra, che hanno perso l’uso del raziocinio. Il pensiero marxista si può infatti definire il virus HIV della ragione: esso ne distrugge le difese immunitarie, ossia la capacità di riconoscere e respingere gli errori e le assurdità. Bisogna forse compiangerli? No, perché lasciarsi deformare intellettualmente dal marxismo è una colpa, ancor più grave per chi è stato educato nella religione cattolica. Della seconda categoria fanno parte quei leader che sono stati collocati al loro posto dal governo-ombra che domina il mondo. A Roma ce ne sono due particolarmente loquaci. Uno è una donnetta che, dopo essersi creata un’immagine con il “lavoro” (strapagato) presso un’agenzia delle Nazioni Unite, è stata scelta come terza carica dello Stato e, dall’alto del suo scranno, non perde occasione per sciorinare, con l’aria di chi non capisce bene quel che sta dicendo, la lezioncina che le hanno fatto imparare a memoria. Visto che si cruccia tanto per il deficit demografico del nostro Paese, basterà ricordarle che gli Italiani sarebbero molti di più, se sei milioni di loro non fossero stati sterminati nel grembo materno.

L’altro – ahimé – occupa una posizione moralmente e spiritualmente ben più alta; quel che dice è farina del suo sacco, cosa che – con l’insistenza e il tono colpevolizzante con cui lo dice – gli dà una parvenza di credibilità, già solo per il compito che è ritenuto svolgere. È ormai risaputo, però, che anch’egli ha una mentalità marxista: egli stesso ha candidamente confessato di essersi fatto “iniziare” alla politica (in un’epoca in cui l’unico approccio ammesso era proprio quello marxista) da un’ardente apostola del comunismo, che fu ben felice di passare un mucchio di libri proibiti al giovane provinciale dei Gesuiti. Una conquista non da poco… salvo che leggere quei testi fosse – ed è – peccato grave, a meno che non si sia autorizzati per validi motivi. Il succitato, andato poi in crisi esistenziale (come mai?), pensò bene di affidare la propria anima – a un bravo direttore spirituale? Ma no, son cose da preconcilio! – ad un’abile psicanalista ebrea… Ora, se si tien conto del fatto che la psicanalisi freudiana riconduce tutto al sesso e quella junghiana riduce Dio ad archetipo culturale, sarà subito chiaro che non c’è nulla di meglio per demolire un prete.

Mi correggo: demolire non è il termine più pertinente. In realtà si tratta di destrutturare una mente e ristrutturarla in modo contrario al retto funzionamento della ragione, che riflette l’ordine oggettivo della realtà. Questa perversione dell’intelletto, coniugata alla gnosi marxista, causa una disfunzione mentale umanamente irrimediabile: chi non la pensa come me avrà sempre immancabilmente torto perché è un borghese sessualmente represso; io avrò sempre immancabilmente ragione perché ho coscientizzato i veri meccanismi che muovono gli individui e la società… Per guarire ci vorrebbe un miracolo, ma questo tipo di miracoli richiede il libero assenso della persona (proprio quello che chi è mentalmente deformato non è in grado di dare). Come se non bastasse, un cattolico in queste condizioni rimane completamente privo di difese intellettuali contro il modernismo e non può fare a meno di assimilarlo acriticamente senza filtro alcuno. Tirate le somme e avrete l’identikit di molti preti formatisi in quegli anni, poi divenuti vescovi, cardinali e…

Che il personaggio in questione sia stato piazzato al suo posto dall’élite mondialista è altamente verisimile. Le comunicazioni di John Podesta, braccio destro della Clinton, parlano esplicitamente di un piano per innescare una “primavera” rivoluzionaria anche nella Chiesa Cattolica. C’è poi l’esplicita ammissione del cardinal Daneels (ex-arcivescovo di Bruxelles e protettore di un vescovo accusato di pederastia) circa la cosiddetta mafia di San Gallo, nonché la rivelazione concernente un altro suo membro, il cardinal Murphy O’Connor, e la sua attività di coordinamento dei cardinali del Commonwealth in vista dell’elezione dell’argentino che nel 2005 aveva perso la corsa (1). I cardinali statunitensi, invece, furono convinti dal nunzio Viganò, esiliato dal Vaticano; quelli sudamericani, guidati dal cardinal Hummes, non ne avevano bisogno. Infine fu arruolata la banda di Bertone, a quanto pare con promesse di immunità regolarmente mantenute; i suoi uomini sono in effetti tra i pochi rimasti in sella, per non parlare del famigerato attico da cui nessuno può schiodare il loro promotore…

Si direbbe che gli unici criteri ispiratori, per certi ecclesiastici, siano non certo il bene della Chiesa e tanto meno la fede, quanto piuttosto il denaro e il potere (ed eventualmente qualcos’altro). Peccato che tutte quelle tresche siano proibite, sotto pena di scomunica e con l’effetto dell’invalidità dell’elezione, dalla Costituzione Apostolica Dominici gregis di Giovanni Paolo II. Ma nessuno batte ciglio nella gerarchia; degli unici quattro che hanno aperto becco su un singolo punto, due sono improvvisamente deceduti… Uno dei sopravvissuti ha quasi novant’anni; l’altro hanno tentato di relegarlo in un’isoletta del Pacifico, ma non è stato al gioco: preghiamo per la sua incolumità. Quella gente non scherza: ora che, con la complicità di prelati corrotti nella mente e nei costumi, sono riusciti a piazzare sul Soglio di Pietro un sedicente cattolico che difende con convinzione le loro idee, non tollerano contestazioni. La situazione sembra umanamente senza via d’uscita; ma non tiriamo le somme senza il buon Dio: saremmo simili agli apostati. (continua)

(1) Per la cronaca, Murphy O’Connor era stato denunciato alla Congregazione per la Dottrina della Fede per aver coperto un prete responsabile di abusi; ma, in nome del servizio da lui resogli, l’eletto ha bloccato l’inchiesta telefonando di persona al cardinal Müller mentre diceva Messa e obbligandolo a interromperla.

sabato 9 settembre 2017


Dall’Ungheria la salvezza dell’Europa?



Circa ventisette anni fa avevamo pensato che il nostro futuro fosse in Europa. Oggi noi siamo il futuro dell’Europa (Viktor Orban, 25 luglio 2017).

Il 2 settembre, nel calendario tradizionale, si fa memoria di santo Stefano, re apostolico d’Ungheria. Il fondatore dello Stato magiaro aveva chiesto e ottenuto dal Papa, al quale offrì il proprio regno, il titolo regale e l’autorizzazione ad essere consacrato con l’unzione. Durante il suo governo, egli propagò vigorosamente il cristianesimo con la fondazione di diocesi e monasteri da lui stesso dotati di beni. Come riconoscimento della sua intensa devozione mariana, il Signore lo chiamò a Sé il 15 agosto 1038. Per volere del beato Innocenzo XI, promotore della coalizione antiturca, la data della festa liturgica coincide però con l’anniversario della riconquista di Buda, attribuita all’intercessione del Santo e avvenuta tre anni dopo la decisiva vittoria di Vienna (1683). L’Ungheria, liberata dal giogo ottomano, scelse come re l’arciduca Giuseppe d’Asburgo e, fino al 1918, la sua storia rimase legata a quella dell’ultimo impero cattolico.

Se la liberazione di Malta dall’assedio turco, nel 1565, e la storica battaglia di Lepanto, sei anni più tardi, avevano vanificato i progetti di invasione dell’Italia dal mare e posto fine allo strapotere ottomano nel Mediterraneo, limitando sensibilmente le scorribande che per secoli terrorizzarono i Paesi cristiani con saccheggi, massacri e deportazioni, i trionfi riportati sulla terraferma arrestarono l’avanzata musulmana nei Balcani, che mirava ugualmente a raggiungere la Città eterna. Da quando Maometto lasciò Medina (622), dove – guarda caso – era vissuto in seno alla comunità ebraica, l’Islam non ha avuto che un obiettivo: distruggere il cristianesimo. La sua unica modalità di espansione, quella militare, ha provocato più di un millennio di guerre per la conquista delle terre cristiane, prima in Nord Africa e in Medio Oriente, poi in Europa, con decine di milioni di vittime. Più volte la cristianità si è vista stretta nella morsa delle orde musulmane, ma ogni volta le ha respinte sostenuta dalla fede e da interventi soprannaturali; basti ricordare l’epica reconquista della penisola iberica e la conversione della principessa araba Fatima, che diede il nome al luogo scelto dalla Signora per manifestarsi.

Se le potenze europee non fossero state divise dal protestantesimo e da interessi rivali, avrebbero potuto liquidare l’impero turco ben prima della sua decadenza, accompagnata dalla loro conquista di buona parte dei suoi territori. Secondo il beato Charles de Foucauld, il fatto che la Provvidenza avesse affidato alla Francia un enorme dominio coloniale implicava la responsabilità di convertire i musulmani, che altrimenti, un giorno, ci avrebbero invaso. Tra la fine del XIX secolo e la metà del XX buona parte del pianeta era sotto il controllo di Stati cristiani e le missioni cattoliche prosperavano ovunque, con decine di migliaia di vocazioni maschili e femminili. Com’è noto, però, i governi massonici tentarono più volte di soffocare l’apostolato ecclesiale sopprimendo gli istituti religiosi. D’altro canto le colonie, appena ottenuta l’indipendenza dai medesimi governi massonici, sprofondarono – specie in Africa e in India – in orrende violenze che compromisero gravemente l’opera di cristianizzazione.

Giusto in quegli anni, per la Chiesa Cattolica, iniziava a sorpresa la stagione dell’aggiornamento e all’evangelizzazione si sostituì il dialogo interreligioso; la Chiesa conciliare tradì la sua missione, provocando da sé la propria stessa regressione a tutti i livelli. Proprio quando il mondo sembrava a un passo dal divenire cristiano, scoppiò una crisi di fede senza precedenti che pone oggi la necessità di rievangelizzare gli stessi Paesi un tempo fedeli. Una gioventù inerte e senza midollo è risucchiata nel vortice della droga, del sesso e dell’occultismo, che spesso la riduce, fin dalla preadolescenza, a un livello infraumano. A chi potrebbe appellarsi un beato Marco d’Aviano, o chi potrebbe arruolare un principe Eugenio di Savoia? Chi ci difenderà quando i milioni di musulmani che abbiamo in casa si rivolteranno contro di noi e ci taglieranno la gola? Quali istituzioni proteggono le nostre donne, le nostre chiese e le nostre case? Quelle che hanno incaricato sodomiti, islamici e cattolici venduti di controllare la Rete per denunciare chi incita all’odio? Come non vedere in tutto questo un disegno studiato a tavolino per imbastardire la popolazione europea in modo da cancellarne memoria e identità e, con esse, l’eredità cristiana?

Se per più di mille anni l’Islam ha tentato invano di conquistare l’Europa con la forza, oggi sta attuando una sottomissione lenta e inavvertita, aggiornando (anch’esso!) il programma seguito da Maometto fin dall’inizio. Rispetto al passato, però, non si tratta di un Islam autonomo, ma di un Islam manipolato dai poteri occulti che mirano a instaurare un unico governo mondiale. L’invasione è voluta e finanziata da miliardari come George Soros, ebreo di origini ungheresi che ha costruito la sua immensa fortuna su ignobili speculazioni finanziarie su scala mondiale che hanno provocato gravissimi dissesti economici (come – tanto per citarne una – la svalutazione della lira del 1992, che ci portò a un passo dalla bancarotta). Ma finalmente un capo di governo europeo, Viktor Orban, ha avuto il coraggio di denunciarlo pubblicamente, all’interno di una politica volta a preservare la sovranità nazionale e la crescita demografica del suo Paese con un’efficace difesa delle frontiere e un deciso sostegno alla natalità. Nulla di più politicamente scorretto…

Santo Stefano d’Ungheria, a quanto pare, continua ad intercedere efficacemente per la sua terra, ma anche per tutta l’Europa. Quanto affermato da Orban vale per tutti i Paesi dell’Unione: è l’unica via per evitare il suicidio collettivo a cui ci stanno spingendo. «Se l’Europa vuole continuare ad essere attuabile, deve ricuperare la sua sovranità e liberarsi dall’impero di Soros», il cui piano prevede una sostituzione di popoli mercé «un’Europa scristianizzata, governi burocratici e senz’anima». Sembra un sogno udire da un uomo politico parole così dirette, perentorie e inequivocabili! Siamo ad anni-luce dal fumoso e servile politichese in cui s’esprimono i miserabili burattini di casa nostra. L’unico altro esempio, a mia conoscenza, di simile franchezza e chiaroveggenza è Vladimir Putin, non a caso oggetto da tempo, come il suo collega ungherese, di sistematiche campagne diffamatorie da parte del sistema mediatico asservito alla finanza.

Alcuni si urteranno, ma non posso fare a meno di auspicare un’alleanza cattolico-ortodossa che faccia da scudo al dilagare del potere luciferino dell’alta massoneria finanziaria guidata dalle sue cabalistiche dottrine. Come in tutta la storia sacra, Dio sceglie chi vuole. Temo proprio, d’altronde, che all’uopo non bastino conventicole di nostalgici rimasti fermi a un mondo che non esiste più; semmai ci vogliono gruppi coordinati di cattolici fedeli che organizzino la resistenza e si preparino alle prove che ci attendono. Non è per il gusto di fare il profeta di sventura, ma perché ce lo indica il Cielo: fu la Madonna a predire a suor Lucia che la Russia sarebbe stata lo strumento del castigo divino. Ma con gli storici nemici di un tempo, come la Polonia e l’Ungheria, essa potrebbe rivelarsi, inaspettatamente, anche un baluardo posto da Dio.

sabato 2 settembre 2017


Come si riforma la Chiesa?



Quoniam non intellexerunt opera Domini et in opera manuum eius, destrues illos et non ædificabis eos (Sal 27, 5).

Nella Vulgata non è un’imprecazione, ma una costatazione di dolente preveggenza. Quanti non hanno compreso le opere del Signore, né sono penetrati in esse con l’intelletto, saranno da Lui distrutti piuttosto che edificati, cioè abbandonati al vuoto da loro scelto e all’inconsistenza dei loro vaneggiamenti. Purtroppo questo risultato, anche prima del giudizio finale, è già visibile nella condotta di molti chierici, che sfigura il volto della Chiesa militante e ne destituisce la credibilità dell’annuncio. La “fortuna” è che, finché siamo quaggiù, possiamo ancora cambiare, con la grazia di Dio. Chi scrive lo riconosce con umiltà e gratitudine: la consacrazione alla Madonna, compiuta per la prima volta diciotto anni fa, ha portato frutti che mai avrebbe immaginato. È tuttavia necessario che ogni ministro prenda coscienza del bisogno che ha di essa per corrispondere alla volontà di Dio e che faccia la scelta di realizzarla.

Il seminario, pur appellandosi ossessivamente alla Parola, non ci ha formati in base al Vangelo, ma ci ha incastrati in uno stampo che corrispondeva alla visione del rettore di turno, ai suoi chiodi fissi e alle sue affinità elettive. Così, a seconda dell’ambiente in cui ci siamo formati, siamo venuti fuori con un tipo diverso. Il più comune sembra quello di un uomo che si gode la vita da buon viveur e propone un cristianesimo bonario, rilassato e gaudente in cui preghiera e penitenza sono termini del tutto desueti. Di riparazione ed espiazione vicaria, neanche a parlarne: Dio è misericordia e perdona tutto con un colpo di spugna, come recita un mantra che non è certo comparso solo quattro anni fa. Un altro ripete che Dio ti ama così come sei (ma proprio perché ti ama – bisognerebbe aggiungere – non ti lascia così come sei, egoista e peccatore, giacché in questo modo il Suo amore rimane senza frutto e rischi di dannarti; se invece lo riconosci e, con il Suo aiuto, ti decidi seriamente a cambiare, la grazia ti trasformerà e potrai addirittura farti santo).

Questa immagine del prete è quella che si impone in molte attività estive con giovani e ragazzi, che purtroppo ne escono spesso ancor più diseducati e corrotti, se mai ce ne fosse bisogno. In molti casi, tuttavia, a ciò che soddisfa l’interesse immediato della natura decaduta si somma qualcosa di più nobile, conformemente agli orientamenti del Pastore: può essere una forma di preghiera che titilla l’emotività e il sentimentalismo senza nemmeno scalfire coscienze assuefatte al peccato grave… oppure una riflessione esistenziale con cui si contempla il proprio ombelico alla ricerca del senso della vita, dimentichi di quello che il Creatore e Redentore già le ha impresso… oppure ancora un servizio volontario che nasce da motivazioni puramente ideologiche e si restringe all’ambito strettamente materiale, come se il bisogno principale dell’uomo non fosse quello di conoscere la verità e di trovare la via della salvezza eterna (che – detto per inciso – è una sola ed è quella che noi cristiani, per grazia, conosciamo e ci sforziamo di seguire).

La “forma” assunta da un prete si riconosce da ciò che propone. Non ne parlo per il gusto di criticare o con spirito di superiorità, essendo debitore a Dio più di chiunque altri. È l’esperienza di san Paolo: «Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori e di questi il primo sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Gesù Cristo ha voluto dimostrare in me, per primo, tutta la sua longanimità, a esempio di quanti avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna» (1 Tm 1, 15-16). Scrivo con dolore e speranza al tempo stesso. I falsi maestri ci hanno deformati interiormente, ma la consacrazione al Cuore immacolato di Maria può operare veri miracoli. Per questo vi chiedo di raccomandarla ai vostri sacerdoti con audacia e convinzione; se vi ascoltano, ve ne saranno grati per tutta l’eternità, come io lo sono alla parrocchiana che, mossa da un’ispirazione divina, senza saper nulla della mia situazione me ne parlò per la prima volta in un momento esiziale della mia vita, nei primissimi anni di ministero… e la Madonna mi preservò dalla rovina morale e spirituale.

Il più grosso ostacolo che impedisce a un sacerdote moderno di abbandonarsi all’opera plasmatrice dello Spirito Santo per le mani dell’Immacolata è il suo attaccamento alla propria visione del mondo e della Chiesa, che si frappone tra la sua coscienza e la realtà pura e semplice. L’opera di Maria consiste dunque anzitutto nel riportarci dolcemente alla realtà, dissolvendo a poco a poco i filtri intellettuali con cui la guardiamo e abilitandoci di nuovo a quella conoscenza diretta che nei bambini è ancora intatta. La capacità di cogliere l’evidenza del reale ci riserva molte sorprese, sia sul piano naturale che su quello soprannaturale. La falsa scienza e la cattiva teologia sono filtri che oscurano l’intelletto e lo privano delle sue potenzialità originarie, già compromesse dal peccato originale. Ma quale meraviglia quando la mente si riapre alla luce, liberata dalle bende che le sono state imposte con il pretesto di renderla adulta!

Non saper leggere dentro le opere di Dio è la peggiore delle povertà. L’uomo, fatto a Sua immagine per conoscerlo, amarlo e servirlo in questa vita e goderlo eternamente nell’altra, si rattrappisce in una miseria degradante, diventando progressivamente insensibile al Vero, al Buono e al Bello e riducendosi di conseguenza a gustare con avidità quanto c’è di più ripugnante e vergognoso… Ecco la radice della corruzione del clero, che – secondo le parole attribuite alla Vergine da Mélanie Calvat, la veggente della Salette – sarebbe diventato una cloaca di impurità. Gesù, mio Dio, come devi aver sofferto con tua Madre davanti a questo triste spettacolo, contemplato dall’alto della croce…! Pur essendo nella gloria, sulla terra voi continuate entrambi a soffrire e a versare lacrime di sangue, sia perché la vostra Passione continua nelle membra del Corpo mistico, sia perché le vostre sofferenze hanno un valore eterno, permanente, e diventano presenti in ogni Messa.

Sacerdote, fratello mio, ascolta l’appello di uno che si è visto salvato da Cristo per mezzo di Maria. Consàcrati al Suo Cuore immacolato e, dovunque tu sia, anche in fondo a una pozza di fango, fatti prendere per mano da Lei: sarà il trionfo della grazia, purché tu faccia la tua parte per combattere il peccato e cooperare con essa. Non si cambia la Chiesa con piani pastorali fatti a tavolino o verbosi progetti educativi che rimangono regolarmente lettera morta. Comincia dal riformare te stesso, pregando, digiunando e correggendo con fermezza quanto nel tuo stile di vita non è gradito a Dio. Non ci vogliono libri o dottorati, ma molta umiltà e perseveranza; libri e dottorati, eventualmente, saranno utili nella misura in cui ti aiuteranno a conoscere meglio Gesù in Maria e a conformare la tua esistenza alla Loro. Quanto ai testi nocivi, che non sono in continuità con la sana Tradizione, gettali via senza ripensamenti. Non è devozionalismo fuori moda: i Cuori di Gesù e Maria sono un libro senza fine che vale più di tutti i corsi e le conferenze che potrai mai seguire.