Scacco matto?
Fiant
dies eius pauci, et episcopatum eius accipiat alter
(Sal 108, 8).
Pregare
con queste parole ispirate dallo Spirito Santo: se non altro possiamo fare
questo. Quando si ha di fronte un muro di gomma, a che serve protestare o
argomentare? Quando dall’altra parte si evita sistematicamente di entrare nel
merito delle questioni e ci si sottrae regolarmente al confronto dirottando il
discorso su psicologismi stantii miranti a squalificare l’obiettore, tacciato
di rigido, fariseo, insensibile e ottuso…? Quando l’interlocutore ha una
mentalità idealistica e gnostica che pensa la realtà in termini di processo
intrinseco alla storia, indipendente dal volere e dall’agire degli individui,
consacrandolo con l’etichetta di Spirito
Santo…? Quando tale individuo giustifica le sue aberrazioni come naturale
maturazione di un concilio per molti aspetti controverso, le cui “aperture”
avrebbero innescato un motus divenuto
proprio con lui – guarda caso – in fine velocior…? Quando costui
utilizza machiavellicamente tutto (comprese le opposizioni) a proprio
vantaggio, perché per lui l’unica cosa che conta è raggiungere l’obiettivo, non
importa con quali mezzi…?
Il
9 aprile scorso avevamo previsto che l’Amoris laetitia
in
ogni caso si sarebbe imposta: in bene o in male, se ne sarebbe comunque parlato
– ed era quello che si voleva, perché il semplice fatto che si discutesse di
certe cose, fino allora inammissibili, le avrebbe rese a poco a poco
accettabili, poi normali e infine obbligatorie. Provi ora un prete a negare
l’assoluzione a un divorziato risposato civilmente… il più zelante e solerte a
crocifiggerlo potrebbe essere proprio il suo vescovo. La situazione si è
capovolta: è il peccatore che ha ragione. Anche i pochi presuli coraggiosi sono
severamente rintuzzati da confratelli più “misericordiosi” che sono scesi dalla
montagna per condividere i tormenti della gente di pianura (ma non si sognano
nemmeno di scendere dai loro piedistalli, su cui si saranno magari arrampicati
con grandi discorsi su fede e ragione, prima che il cambio della guardia facesse
loro voltar pagina buttandosi su poveri e perdono). È in atto una vera e
propria gara a chi è più bergogliano di Bergoglio: semplicemente grottesco…
Tutto
il nostro sostegno, per quello che può contare, va naturalmente ai quattro
cardinali che hanno espresso e reso pubblici i loro dubia
sulle sconcertanti affermazioni del Capitolo VIII della citata esortazione al
peccato, che cancellano con un tratto di penna la dottrina cattolica sul
matrimonio definita da Vangelo, Tradizione e Magistero. Unica, nobile
perorazione contro l’inqualificabile gogna mediatica che si è immediatamente
scatenata contro di loro, la parola limpida, documentata, incontrovertibile di
monsignor Athanasius Schneider, solitario quanto impavido paladino della verità
di Cristo. L’indiretta risposta dell’interpellato ai cardinali – se di risposta
si può parlare – si appella al flusso
della vita (?): ciarpame esistenzialoide, una zavorra intellettuale e morale
di cui credevamo di esserci definitivamente sbarazzati, con il tramonto di
quell’epoca di delirio che ha accompagnato l’infanzia e l’adolescenza di chi
scrive; e invece eccolo riapparire intatto in tutta la sua irragionevolezza,
riesumato dagli archivi di ambienti culturali talmente avanzati che sono
rimasti fermi a quarant’anni fa, senza nemmeno accorgersi dei due pontificati
precedenti. Ma in che lingua volete parlare con quel folle? Qualche malcapitato
potrà tutt’al più beccarsi un’esplosione d’ira di quelle che, secondo fonti
interne, si verificano un giorno sì e l’altro pure. Si è anche parlato di un
eventuale atto formale di correzione del Sommo Pontefice: del tutto legittimo
nel caso presente, ma stavolta ci vorrebbe qualche prelato in più, che non
fosse ormai fuori gioco o senza più nulla da perdere. Stiamo a vedere che
succede; se qualcuno ha ancora del fegato, batta un colpo.
Nonostante
le apparenze, siamo alle prese con un’astuzia mefistofelica che sta imponendo
uno spirituale sistema totalitario, tale da non ammettere la minima eccezione.
Pensate alla decisione unilaterale, di cui si vocifera da mesi, di erigere una
prelatura personale per la Fraternità San Pio X: che sia un modo per metterne i
membri davanti ad un aut… aut in cui
saranno costretti a scegliere tra due opzioni entrambe letali? «Io ti offro
senza condizioni una soluzione che nessun papa ti ha mai proposto prima,
dimostrando così al mondo una generosità inaudita. Ma, se accetti, da quel
momento in poi mi dovrai obbedire sottomettendoti alla disciplina vigente, da
cui finora eri di fatto esonerato; se invece rifiuti, ciò si potrebbe
considerare un atto formale di rottura della comunione ecclesiastica e ti scomunicheresti
da solo, attirandoti biasimo e condanna universali. In ogni caso sarebbe la
fine della Fraternità, se non immediata, almeno prossima; io però passerò alla
storia per aver voluto risolvere la questione con un gesto di liberalità senza
precedenti». Chi avrà deciso di entrare nella nuova struttura, rischierà di
essere gradualmente assimilato o rinchiuso in una riserva; chi avrà deciso di
restarne fuori, se finora c’era un dubbio, a quel punto risulterà scismatico a
tutti gli effetti. In parole povere, l’offerta potrebbe rivelarsi uno scacco
matto: non si potrà non scegliere, ma comunque si sarà scelto, sarà una
catastrofe.
Questo
destino, d’altronde, è segnato se uno intraprende una strada senza sbocco e non
vuol sentir ragioni. Non si può vivere nella Chiesa come se l’ultimo concilio
non ci fosse stato. Dato che non ha carattere infallibile, ma si presenta con
l’inedita qualifica di pastorale, è
ben consentito criticarne le affermazioni problematiche, ma non ci si può comportare
come non fosse avvenuto, salvo per demolirne i testi anche in ciò che è
accettabile. Il Magistero posteriore al 1958, poi, non è un semplice pretesto
per la caccia all’errore, quasi fosse un gioco enigmistico su cui testare la
propria intelligenza e sfoggiare la propria dottrina; esso richiede certo circospetta
vigilanza – e questo è senz’altro paradossale – ma non lo si può rigettare a
prescindere. Senza questa esclusione assoluta, l’accordo si sarebbe forse
potuto raggiungere molto prima; ma ciò presuppone qualche concessione da ambo
le parti. Se una delle due è convinta di detenere infallibilmente la verità
perché ripropone la dottrina cattolica in una forma immodificabile, un accordo
è impossibile; in effetti non c’è stato, finché il gioco era ancora aperto. Ora
probabilmente non c’è più tempo: è arrivato qualcuno che, a quanto pare, sta tendendo
una trappola a cui non si può sfuggire.
Applicando
una griglia concettuale rigida a testi che cercano di stabilire un ponte con la
cultura e la mentalità contemporanee, si trovano contraddizioni con il
Magistero precedente anche dove non ce ne sono. Non si finirà mai di deplorare
il lavoro surrettizio e mistificatorio di chi ha iniettato nei documenti del
Vaticano II i germi del conciliarismo, della religione cosmica e del culto
dell’uomo, che hanno disintegrato la fede in milioni di cattolici; ma bisognava
pur trovare un modo per attenuare la crescente distanza con la società
odierna, pur senza rinunciare, ovviamente, alla propria identità e alla
propria dottrina, ma cercando una maniera adeguata per poter continuare a
trasmetterle in un contesto in rapido e profondo cambiamento. Questo lo sostiene
uno che, in occasione della beatificazione di Pio IX, dichiarò dal pulpito e
ripeté più tardi, davanti a un gesuita che lo detestava, che il Sillabo era stato profetico nel
denunciare le tendenze culturali che ci hanno portato alla deriva attuale; non si
può tuttavia dimenticare che chi va alla deriva e non se ne rende conto ha
bisogno di essere persuaso in termini che gli siano comprensibili.
Abbiamo
un immenso debito di gratitudine verso chi, con la sua strenua resistenza, ha
permesso alla liturgia tradizionale di sopravvivere, così che anche noi
potessimo riscoprirla e riabbracciarla per il bene delle nostre anime e per la
nostra salvezza eterna. Questo semplice e sincero riconoscimento valga a
dissipare qualsiasi dubbio circa un mutato orientamento o un cedimento al
modernismo da parte di chi scrive: è solo l’amore della verità e la
sollecitudine per il bene della Chiesa a farlo parlare, anche a costo di
sollevare vespai. Chiediamo al Cuore immacolato di Maria di mantenerci insieme
sulla rotta giusta, nonché di inviarci al più presto una guida universale all’altezza
del compito. Ella ricompensi il merito di quanti hanno conservato per tutti noi
il bene inestimabile della Messa antica, sicuro veicolo della fede che salva, suscitando
in loro un salutare progresso spirituale e preservandoli dalle trappole.
L’unica via d’uscita che ci è dato di intravedere è quella indicata dalla Sacra
Scrittura: «Siano pochi i suoi giorni e il suo incarico lo prenda un altro».