Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

sabato 27 agosto 2016


Stat Crux


Stat Crux dum volvitur orbis.

Mentre il mondo gira, la Croce resta ferma… e con essa la Chiesa, la vera Chiesa di Cristo: quella fondata sulla Sua immutabile dottrina, trasmessa una volta per sempre dagli Apostoli; formata dalla grazia dei Sacramenti, che dalla Croce promana; guidata dai legittimi Pastori, autentici successori degli Apostoli e garanti della retta fede, della continuità sacramentale del Corpo mistico e della comunione soprannaturale di tutte le sue membra vive. Queste caratteristiche comportano forse fissità o immobilismo? Solo per chi è cieco di fronte al meraviglioso sviluppo della Chiesa nel tempo e nello spazio: un inesauribile germogliare di nuovi rami e prodigioso comparire di nuovi fiori e frutti, ma sempre dello stesso albero e dalla stessa radice. Il corpo di un essere umano, quanto all’aspetto esterno, cambia considerevolmente dall’infanzia alla vecchiaia, ma è sempre lo stesso individuo, che dispiega ciò che è presente nel suo patrimonio cromosomico.

Diverso è il risultato delle manipolazioni genetiche, che se ne parli in senso proprio o in senso traslato; in ogni caso, sono pratiche moralmente illecite che traducono in atto un atteggiamento di suprema superbia: voler modificare ciò che ha fatto il Creatore e Redentore, come se andasse perfezionato o non fosse al passo con i tempi… o come se l’uomo fosse l’artefice e il salvatore di se stesso. Ma la Croce – non a caso attualmente così ignorata, se non da chi la profana o vilipende – resta saldamente piantata sul mondo, che, pur di svellerla, sussulta e si distrugge. È la natura che vorrebbe scuotersi di dosso la malvagità e le nefandezze umane o qualche nuovo esperimento tra Ginevra e il Gran Sasso? Comunque sia, il dolore per le distruzioni materiali e per la perdita di vite umane ci rimanda a quello, ancor più acuto, per la devastazione delle anime, che a causa di essa sono spesso del tutto impreparate a presentarsi al giudizio divino.

Quanti avvertono il terremoto in corso nella società civile e nella Chiesa militante? Quanti sono in grado di identificare i suoi avversari, che sono in definitiva i nemici di Cristo e del genere umano? E quanti, fra quelli che hanno occhi per vedere, hanno anche le armi per combatterli? Dove sono gli ardenti apostoli preconizzati dal Montfort, con la croce in una mano e il rosario nell’altra, sospinti come nubi tonanti dal soffio dello Spirito Santo ovunque li voglia il Signore? Il mondo è in fiamme – lamentava santa Teresa d’Avila all’epoca della rivolta protestante – e ci si perde in quisquilie… Ora il mondo sta crollando: la civiltà occidentale è minata alle fondamenta e nulla resiste più alle formidabili scosse, nemmeno l’identità dell’uomo e della donna; non parliamo poi della sacralità della vita umana e delle esigenze più elementari della giustizia, della veracità, dell’onestà, della lealtà e della rettitudine morale e intellettuale.

Provocare cataclismi naturali, sconvolgimenti climatici, rivoluzioni pilotate, migrazioni artificiali, sovvertimenti sociali e guerre disumane è lo sport preferito dei signori che, in modo velato ma ancora per poco, stanno impiantando la sinarchia, ovvero il potere unico che deve instaurare il nuovo ordine mondiale. Il governo-ombra gestisce e finanzia tutti i movimenti e le organizzazioni votatisi alla dissoluzione politica e culturale dei singoli Paesi o raggruppamenti di Paesi, come l’Unione Europea. Ciò che può apparire più sorprendente è che esso abbia legami con un altro governo-ombra, quello della Chiesa Cattolica, ossia il consiglio di nove cardinali e la ristretta cerchia di fidatissimi collaboratori con cui l’occupante del soglio pontificio ha di fatto esautorato la Curia Romana e procede come un caterpillar alla demolizione della Chiesa stessa dall’interno.

È di questi giorni la notizia che il banchiere ebreo George Soros, per favorire l’elezione della Clinton, in vista del viaggio papale negli Stati Uniti del settembre del 2015 ha cospicuamente foraggiato associazioni “cattoliche” di sinistro orientamento per spingere i Vescovi americani, in maggioranza conservatori, su posizioni bergogliane. Quella che è stata chiamata unholy alliance of Soros and the Vatican ha già prodotto notevoli successi, come l’enciclica ecologista e l’allineamento della dottrina sociale cattolica sugli obiettivi delle Nazioni Unite (il cosiddetto sviluppo sostenibile); uno dei referenti di spicco in materia è il cardinale honduregno Rodríguez Maradiaga, una specie di senior advisor dell’amministratore delegato della Neochiesa s.p.a.

Come mai un eminente rappresentante del più sfacciato capitalismo appoggia a suon di dollari chi, in teoria, si batte a favore dei poveri e degli svantaggiati, cioè delle sue vittime? Per la semplice ragione che egli – con i suoi degni compari – sostiene chiunque operi in vista di quella sovversione generale che è necessaria premessa all’imposizione di un potere totalitario universale, che già ci controlla capillarmente in molti aspetti della nostra esistenza, ci influenza pesantemente con idee aberranti che non si possono più nemmeno discutere e sta distruggendo il tessuto socio-culturale dei nostri Paesi con l’invasione islamica e la crisi economica. È più di un secolo che quei signori procedono in modo analogo e che le vedette più acute del mondo cattolico lo denunciano. Vox clamantis in deserto Sarà pure ora di ascoltarla, visto che il tempo stringe e che gli avvenimenti precipitano, facendo crollare tutto in modo apparentemente inesorabile.

Che cosa resterà intatto nel terremoto della Chiesa? Indubbiamente, i suoi elementi essenziali e indistruttibili, in quanto di ordine soprannaturale. Ma chi rimarrà in piedi al suo interno? Soltanto quelli che si terranno abbracciati alla Croce. Facile a dirsi a parole; ma nei fatti che cosa significa? Che bisogna esser pronti a lottare, soffrire e pagare, se necessario, anche col sangue. Come allenarsi a questo? Con la penitenza e la mortificazione, le armi sempre usate dai cristiani per combattere l’io, il diavolo e il mondo. Occorre riscoprirle e reimparare ad usarle, come un guerriero sopito che, ridestandosi dal suo torpore, ritrovi al proprio fianco la spada, la affili e brandisca con rinnovato vigore; come un cavaliere disarcionato che si rialzi coraggiosamente, rivesta di nuovo l’armatura e si lanci con maggior ardore nella mischia. Tutto può crollare, ma non la Croce né coloro che la portano, con mitezza e candore, quale arma che trafigge per guarire e salvare.

«Santa Teresa propose un nuovo modo di essere carmelitana in un mondo a sua volta nuovo. Quelli furono “tempi duri” (Libro della Vita, 33, 5). E in essi, secondo questa Maestra dello spirito, “sono necessari forti amici di Dio a sostegno dei deboli” (ibid., 15, 5). E insisteva con eloquenza: “Il mondo è in fiamme; vogliono nuovamente condannare Cristo, come si dice, raccogliendo contro di lui mille testimonianze; vogliono denigrare la sua Chiesa, e dobbiamo sprecare il tempo nel chiedere cose che, se per caso Dio ce le concedesse, ci farebbero avere un’anima di meno in cielo? No, sorelle mie, non è il momento di trattare con Dio d’interessi di poca importanza” (Cammino di perfezione, 1, 5). Non ci risulta familiare, nella congiuntura attuale, una riflessione che c’illumina tanto e c’interpella, fatta più di quattro secoli fa dalla Santa mistica?» (Benedetto XVI, Messaggio al Vescovo di Avila in occasione del CCCCL anniversario dell’inizio della Riforma del Carmelo, 16 luglio 2012).
 

sabato 20 agosto 2016


L’esecuzione dell’Occidente


La società occidentale assomiglia a un prigioniero che, spensieratamente, si stia scavando la fossa con le proprie stesse mani, mentre un miliziano gli tiene puntato contro il mitra con il quale sta per trucidarlo. L’insensata spensieratezza che impazza nel Primo Mondo ci impedisce di vedere la triste realtà. Anche a Berlino, ai primi di maggio del ’45, molti si abbandonarono ad orge sfrenate, ma per “esorcizzare” la disperazione di vedere l’inesorabile rovina e l’incombente morte o prigionia. Noi continuiamo invece a illuderci di essere perfettamente liberi e di non esserlo mai stati tanto prima d’ora. L’incantesimo diabolico che stordisce gli stolidi sudditi della demo(no)crazia sta toccando il culmine, così che le trame occulte del potere progrediscono costantemente, senza incontrare una resistenza adeguata, mediante progetti di legge talmente aberranti da risultare disgustosi a chiunque sia sano di mente. I pochi che vi si oppongono si scontrano con il muro di gomma dell’indifferenza o del cinismo, guardati con sospetto come se i matti fossero loro.

L’Impero Romano crollò a causa non della crisi economica, come pretende la storiografia marxista, ma della crisi spirituale provocata dalla corruzione morale. L’edonismo materialista epicureo, che fin dal I secolo a.C. era dilagato nell’alta società, aveva avuto ricadute deleterie sulla moralità pubblica e privata. Non a caso Karl Marx si laureò in filosofia con una tesi su Epicuro; nella sua smania frustrata di autoaffermazione, il giovane marrano (ebreo “convertitosi” per convenienza) passò presto da Lutero al culto di Satana, come testimoniano i poemetti a lui dedicati, e maturò – si fa per dire – un odio acerrimo contro il cristianesimo. Tutta la sua sgangherata teoria economico-politico-sociale non è altro che un mezzo per distruggere la fede nei cuori degli uomini e asservirli di nuovo al demonio: lotta di classe, rivoluzione e dittatura del proletariato… tutti miseri pretesti per irretire le coscienze ed espellerne Cristo. Devastante potere di certe idee e promesse!

Sul versante opposto, i nemici di Dio infiltratisi nella Chiesa Cattolica hanno tolto il baluardo soprannaturale che proteggeva i popoli e il mondo da completa rovina: la santa Messa, ritoccata e codificata da san Pio V, ma non certo da lui inventata, bensì ricevuta da epoca antichissima. Il nuovo rito, totale rifacimento elaborato in modo del tutto artificiale e imposto con metodi brutali, è un culto reso non più a Dio, ma all’uomo; non è più il Sacrificio della dottrina cattolica, ma la riunione fraterna dell’eresia protestante. Nel celebrarlo, un sacerdote che, per grazia divina, abbia conservato la retta fede deve fare uno sforzo continuo per ricordarsi che sta parlando con Dio e rendendo presente l’atto della Redenzione universale, la cui continua rinnovazione incruenta espia, preservandola così dalla distruzione, l’interminabile sequenza di peccati con cui l’umanità, due millenni dopo il dono della salvezza, continua ad offendere il Creatore.

Quanti sacerdoti e fedeli pensano a questo, durante la Messa? La maggioranza non possiede più nemmeno la nozione di sacrificio espiatorio e propiziatorio. Che in chiesa, poi, si vada ad adorare qualcuno, è un’ipotesi stravagante; sussiste unicamente – ma solo al catechismo – l’idea che ci si venga a ringraziare il buon Dio: ma per che cosa? Per la vita, la famiglia, i talenti, le vacanze… tutto è disperatamente appiattito sul piano naturale. I pastoralisti, forti della loro infallibile scienza, scatteranno subito osservando che, nella cultura attuale, è semplicemente impensabile proporre qualcosa di più, dato che nessuno lo capirebbe. Certo: hanno creato di proposito questa situazione, demolendo la fede e spegnendo ogni sentimento religioso, per poi concludere che essa ci obbliga a continuare così, onde bloccare sul nascere qualsiasi tentativo di cambiamento…

L’Occidente, lasciato in balìa di Satana, delle sue opere e delle sue seduzioni, attende il colpo di grazia, ma non lo sa; per questo è così spensierato. Qualche isolata Cassandra, qua e là, prova a dare un caritatevole avvertimento, ma nessuno può sentirla; chi, talvolta, riesce a superare il muro di omertoso silenzio è immediatamente respinto come un guastafeste e un uccello di malaugurio (per dirla in termini decenti, che non s’usano più). Nel sistema mediatico, saldamente controllato dal sionismo dell’alta finanza, non sono ammesse voci fuori dal coro, ma solo imbonitori di speranze illusorie e fallaci. Quanta gente, del resto, legge unicamente le pagine dello sport e dello spettacolo? La mente imbottita di futilità, la pancia piena di cibi nocivi, il sangue inquinato di alcool e droga… una maniera dolce di suicidarsi per prevenire l’esecuzione. Sempre meglio di un colpo alla nuca – cerca di convincersi l’inconscio collettivo manipolato a menadito. Perché, in fondo in fondo, tutti sanno di essere minacciati, ma cercano di non pensarci.

La vera minaccia, ovviamente, non è quella degli attentati pianificati dai servizi segreti; quelli servono solo a scatenare reazioni emotive di massa che assecondino svolte politiche e giustifichino progressive restrizioni della libertà. La minaccia reale – oltre al dilagare del cancro, della violenza privata e delle malattie sessualmente trasmissibili – consiste nel progetto di drastica riduzione della popolazione mondiale che politicanti e banchieri consacrati al diavolo intendono realizzare tra breve con ogni mezzo, dalla guerra totale ai cataclismi naturali provocati dall’uomo, per non parlare della sterilizzazione di massa indotta dall’ideologia del gender. Sono decenni, poi, che in un assordante silenzio prosegue lo sterminio di Stato in ospedali pubblici e cliniche private: solo in Italia sono quasi sei milioni, altro che olocausto! Già questo crimine orrendo, da solo, merita inimmaginabili castighi… quelli che Dio sta per mandare servendosi dei Suoi stessi nemici, dopo aver esaurito i Suoi continui, quanto inascoltati, ammonimenti e richiami.

La misericordia esige pentimento sincero e decisa correzione della propria condotta, rinnegamento dell’errore ed emendazione delle colpe, riparazione del male commesso e fermo proposito di non più peccare. Perché il Figlio di Dio, altrimenti, sarebbe morto sulla croce, dopo aver affidato agli Apostoli il mandato di rinnovarne il Sacrificio redentore in ogni luogo e in ogni tempo? Solo grazie ad esso, ora, i peccatori possono convertirsi e cooperare, come è giusto e necessario, alla propria stessa salvezza, unendo le loro penitenze a quella Passione che è sorgente di tutte le grazie. Guai a chi finge di ignorare tutto questo e propina ai fedeli una parodia della misericordia! Sarebbe meglio per lui non essere nato. Guai a chi ha distorto il significato e inficiato il valore della santa Messa! Non può certo stare in Paradiso. Se cerchiamo riparo da ciò che ci attende, torniamo alla Messa di sempre, implorando da Dio la grazia che numerosi sacerdoti possano celebrarla ovunque. Non di quelli che chiamano in chiesa i musulmani a maledirci e ad oltraggiare Nostro Signore durante il santo Sacrificio; quelli hanno già perso la testa.
 

sabato 13 agosto 2016


Il dominio del mondo o il Regno di Dio?
 

A trattare un argomento del genere si rischia sempre di essere automaticamente e preventivamente bollati con uno dei marchi più infamanti elaborati dal politicamente corretto: antisemita. In realtà qui non si tratta affatto di odio razziale o religioso, ma di fatti oggettivi, puri e semplici. Se ci si chiede chi governi realmente il mondo, la risposta più immediata è: la massoneria. Tuttavia è solo il primo livello; al di sopra di essa ci sono infatti altre entità, più o meno sconosciute o camuffate. Se, in questi ultimi anni, si è cominciato a parlare di Commissione Trilaterale, Gruppo Bilderberg e Aspen Institute è probabilmente perché stanno esaurendo la loro funzione e perdendo il loro potere effettivo; altrimenti non se ne saprebbe nulla. L’ente che tira i fili dei burattini in grembiulino è un’organizzazione pubblica dai dichiarati intenti umanitari, la Bᵉnè bᵉrith (Figli del patto), che copre in realtà la potentissima massoneria finanziaria ebraica. Al di sopra di essa c’è un ulteriore circolo, ancora più esclusivo, composto dai rabbini membri del Qahal (assemblea, ecclesia) e formante il vertice della contro-chiesa. Volendo salire ancora, bisogna evocare il mondo preternaturale degli angeli ribelli, al cui servizio si è posta tutta questa bella gente.

Banchieri ebrei sono all’origine delle due guerre mondiali e della rivoluzione bolscevica, nonché, contestualmente, della distruzione dei due Imperi cristiani, quello cattolico degli Asburgo e quello ortodosso dei Romanov. Oggi essi si divertono a provocare crisi economiche artificiali, rovinare l’economia dei Paesi che vogliono piegare ai loro interessi, scatenare rivoluzioni in quegli Stati che, circondando Israele, lo facevano sentire minacciato e ora sono ridotti ad un caos ingovernabile. Il governo statunitense è sotto il loro controllo almeno dall’epoca del presidente Wilson, con il quale ha cominciato ad instaurarsi quell’egemonia americana che Comenius (l’ideatore del nuovo ordine mondiale) aveva preconizzato fin dal ‘600, quando gli Stati Uniti non esistevano ancora. Pensiamo poi all’ideologia del gender e alle nefandezze della “cultura” contemporanea, creata artificialmente nei laboratori del Grande Fratello mediante una rimozione totale dei fondamenti greco-romani e giudeo-cristiani della civiltà europea: sempre opera dei soliti ignoti.

La classe dirigente d’Israele, nel I secolo della nostra èra, eliminò il Messia inviato da Dio in nome dei propri interessi; l’apostasia latente si trasformò così in apostasia formale: «Non abbiamo altro re all’infuori di Cesare» (Gv 19, 15). Tanti ecclesiastici che, oggi, mettono al di sopra di tutto le leggi dello Stato, i diktat dell’Unione Europea e le risoluzioni dell’O.N.U. fanno in sostanza lo stesso. Il loro capo non è da meno, visto che per il raggiungimento della pace, anziché la regalità sociale di Cristo, invoca l’intervento delle Nazioni Unite. Quelle che ama chiamare colonizzazioni ideologiche (imposte proprio dal Palazzo di Vetro in cambio di aiuti economici) sono da lui biasimate, con sottile ipocrisia, non per i loro contenuti inaccettabili, ma in quanto forma di ingerenza nella vita del popolo, da lui dichiarato categoria mistica – ovvero idolo, per dirla in termini più espliciti. La sua amicizia con la Bᵉnè bᵉrith, del resto, è di lunga data e del tutto palese; a Buenos Aires hanno perfino “concelebrato” insieme, sull’altare, il Sacrificio incruento di Colui che gli antenati dei suoi amici misero in croce per mano dei Romani.

È pur vero che non tutti gli israeliti hanno rinnegato la fede come i loro capi, i quali, opponendosi a Dio, si sono posti al servizio di Lucifero; ma da questi ultimi essi sono profondamente influenzati. Tuttavia la nostra speranza è nutrita dalle storie di grandi convertiti, come il miscredente Alfonso Ratisbonne, atterrato dalla Madonna nella chiesa romana di Sant’Andrea delle Fratte e divenuto poi apostolo degli Ebrei; o il rabbino-capo di Roma Zolli, battezzatosi con i nomi Pio ed Eugenio in duplice attestazione di riconoscenza a papa Pacelli; o santa Teresa Benedetta della Croce (al secolo Edith Stein), fattasi poi figlia di santa Teresa d’Avila nel Carmelo di Colonia e morta martire ad Auschwitz nel 1942. Dobbiamo invocare la loro intercessione per la conversione dei loro fratelli nella carne, in modo da affrettare l’avvento della signoria di Cristo. Così essi saranno finalmente nostri fratelli nello spirito, cosa che per il momento – per quanto dispiaccia smentire l’affermazione estemporanea, priva di valore dottrinale, di un Papa per altri versi grande – non sono affatto, e tanto meno maggiori. Non abbiamo infatti un capostipite comune: Abramo è loro padre in senso carnale, nostro padre in senso spirituale: «Esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò» (Gv 8, 56).

Chi persegue il dominio del mondo finisce inevitabilmente con il farsi strumento di Satana, che vuole appunto dominare la terra, ma che è già sconfitto e sarà presto definitivamente rinchiuso all’Inferno con tutti i suoi; chi invece per fede si adopera, con la grazia e le opere, a preparare il Regno di Dio, già presente in germe nella Chiesa, regnerà con Lui in eterno. Conviene molto di più la seconda opzione, se vogliamo ragionare in termini di puro interesse. Venite a Cristo, Verbo divino che ha preso la carne dalla vostra stirpe, che per questo ci è cara; allora sarete nostri fratelli, perché rigenerati in Lui come figli di Dio e di Maria, membra del Corpo mistico del Loro unico e medesimo Figlio. «In verità vi dico: molti profeti e giusti desiderarono vedere ciò che voi vedete e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate e non l’udirono» (Mt 13, 17). Sono duemila anni che questa parola è risuonata nella vostra terra, nelle orecchie dei discepoli, e che risuona nelle nostre chiese in ogni angolo del mondo. Il Signore è paziente e lento all’ira, ma questo non è un pretesto per esasperarlo.
 

sabato 6 agosto 2016


Doppiamente vittima


Don Jacques Hamel è stato vittima non soltanto dei due fanatici musulmani a piede libero che lo hanno sgozzato durante la Messa lo scorso 26 luglio. Ora il suo martirio viene sfruttato dai centri di potere mondialisti e dai chierici loro servi per imprimere una nuova spinta alla studiata strategia del sincretismo religioso e della confusione delle identità. Vien da pensare che il barbaro assassinio del sacerdote ottuagenario sia stato pianificato a tavolino, visti la prontezza con cui le autorità supreme dell’Islam francese si sono autoinvitate a Messa e il servilismo con cui i presuli trans- e cisalpini hanno accettato l’ordine di invasione delle nostre chiese nel giorno del Signore da parte di chi Lo nega come Figlio di Dio e senza sosta attacca la fede cristiana in questo punto preciso. Ben felici di poter recitare le loro bestemmie nel cuore del culto cattolico, gli imam non si sono fatti sfuggire l’occasione in barba alla proibizione coranica, che la giurisprudenza sospende soltanto nel caso in cui presenziare a riti di infedeli possa attirare adepti all’Islam.

Un capo musulmano non può certo essere sincero con chi, secondo le sue convinzioni, va per forza convertito o sottoposto a tributo: egli non ne ha né avrà mai alcuna stima, così come non ne ha di quanti già gli sono soggetti e devono unicamente obbedire alle sue direttive; che siano consenzienti o meno non ha la minima importanza, basta eseguire meccanicamente dei precetti. Poi uno può pure sgozzare la moglie perché ha scambiato con altri uomini qualche messaggio col cellulare, come avvenuto in questi giorni in Francia; è un affare privato, la donna era sua proprietà. Figuratevi che stima e rispetto quel capo potrà avere per noi cristiani e per il nostro culto, che proclama al più alto grado ciò che per lui è una gravissima bestemmia: che Dio abbia un figlio e che quest’ultimo si sia fatto uomo per morire su una croce. Ma quanti preti e fedeli credono ancora realmente alla divinità di Cristo? Non sarà mica per questo che tanti non trovino nulla di sconvolgente nella profanazione di domenica scorsa, ma ne siano anzi entusiasti?

Secondo la teoria della finestra di Overton, è in questo modo che il potere impone surrettiziamente cambiamenti sociali e culturali al fine di condurre le masse verso situazioni nuove ma artificiali, innaturali, contrarie alla realtà delle cose, facendole a poco a poco percepire come fatti dapprima ammissibili, poi doverosi e infine obbligatori. Dagli incontri di “preghiera” interreligiosi sono arrivati al coinvolgimento di musulmani nella santa Messa – quando invece, nei primi secoli, anche i catecumeni ne erano allontanati dopo l’omelia. Quale sarà la prossima tappa del programma? Che i maomettani usino sistematicamente le nostre chiese come moschee, come già è loro concesso da alcuni parroci zelatori della cultura dell’incontro? Ciò che è certo, in ogni caso, è che d’ora in poi sarà impossibile far comprendere ai nostri fedeli – specie ai giovani e ai bambini – le differenze essenziali tra l’unica vera fede e le false credenze, come già la necessità di una piena appartenenza alla Chiesa Cattolica ai fini della salvezza eterna.

Anche la storia cristiana va riscritta da cima a fondo in conformità al nuovo credo. Come ho potuto apprendere dalla recita conclusiva dell’oratorio estivo in un ridente villaggio lombardo, il grande santo di Assisi (dopo aver lasciato tutto perché aveva trovato la sua felicità ad aiutare i poveri) andò da Saladino per cercare di porre fine alla guerra tra cristiani e musulmani. San Bonaventura, dal canto suo, narra con dovizia di particolari [qui] la sfida lanciata da san Francesco al sultano allo scopo di mostrargli la verità della fede cristiana e di provocarne la conversione; ma questa è di certo una rilettura ideologica successiva: il Poverello non poteva parlare che di pace. Queste idee, nella mente di un bambino, diventano certezze indiscutibili che si sedimentano poi come un tappo ermetico a qualsiasi tentativo di mostrargli la realtà storica; chi in seguito ci proverà sarà da lui guardato di sottecchi con sospetto o ironia: un povero matto o un invasato di destra… Come convincerlo, più a monte, che il brillante figlio di Pietro Bernardone cambiò vita perché sedotto da Cristo, piuttosto che per ragioni sociologiche e con una motivazione puramente soggettiva?

Nella stessa parrocchia, una conferenza sull’emergenza dell’ideologia gender e delle “unioni civili” ha suscitato diffidenza e prevenute prese di distanza: un’iniziativa politica non dovrebbe essere ospitata in chiesa. Un gruppo di famiglie cattoliche con numerosi figli e il loro relatore hanno così ricevuto un’accoglienza ben meno calorosa di quella che, altrove, è stata riservata agli islamici: troppo identitari, schierati, portatori di divisione, restii a quell’inclusione misericordiosa di cui, secondo il segretario dei vescovi italiani, sarebbe stato maestro Abramo. Dato che il soggetto in questione non può essere così ignorante da non conoscere la storia biblica, siamo di fronte a un’altra evidente mistificazione, come quella già subita da san Francesco. Quella gente ha tanta stima dei giovani che li tratta da perfetti cretini; se poi non fossero abbastanza informati sul sesso, eccoli a distribuire opuscoli a centinaia di migliaia di ragazzi e ragazze che, passando una calda notte estiva ammucchiati su un prato, non devono averla occupata tutti solo sgranando rosari…

I nostri presunti Pastori si sono venduti al nemico, agitandosi come banderuole per assecondarlo in tutto come gira il vento. «Vattene, Satana», ha ripetuto più volte l’esangue don Jacques sul punto di  rendere l’anima a Dio. Possiamo facilmente immaginare che cosa il nemico del genere umano gli stesse sibilando nella mente: «Vedi come ti lascia crepare Colui che hai servito per tutta la vita? Peggio di un cane, proprio te che, con i tuoi ottantasei anni, ti ostinavi a rinnovare ogni giorno quell’atto che ha segnato la nostra rovina e ogni volta ci infligge una nuova sconfitta… Guarda come ti sta ricompensando: che aspetti a rinnegarlo?». Bisogna che noi ministri veniamo a trovarci tutti in una situazione del genere per respingere il diavolo e le sue seduzioni? Se tutte le religioni sono uguali e chiunque si salva senza fede né opere, i beni eterni non valgono un bel nulla e la Chiesa diventa un’organizzazione umanitaria che aiuta la gente a vivere meglio su questa terra. Se Dio non richiede almeno il desiderio della salvezza in chi, senza sua colpa, non conosce Cristo Salvatore, bisogna concludere che Egli la imponga anche a chi non la vuole, in modo ingiusto e arbitrario. Ciò non è degno né di Lui né dell’uomo.

Nessuno, ovviamente, fa di queste affermazioni in modo esplicito, ma certe azioni parlano molto meglio dei discorsi: in fin dei conti, il messaggio che è passato domenica scorsa è proprio questo. Molti chierici e religiosi, in realtà, sono stati formati in modo da odiare la Chiesa Cattolica e la sua storia per quello che sono, contrapponendo ad esse un ideale astratto e una revisione storica di chiara impronta marxista. Non cediamo però all’amarezza né allo scoraggiamento: sarebbe una mancanza di fede in Colui che tiene il mondo nelle mani e dirige la storia in modo infallibile. «Sono stati confutati e sono arrossiti tutti: insieme se ne sono andati in confusione i fabbricanti di errori. […] Verranno al Signore e saranno confutati quanti gli si oppongono» (Is 45, 16.24 Vulg.). Nella traduzione di san Girolamo, il profeta vede la futura vittoria di Dio come un fatto compiuto: la fede ci fa vedere già realizzato quanto da Lui promesso. Preghiamo perché non debba scorrere troppo sangue prima che, nel Suo stesso Popolo, si cominci a rinsavire, a cominciare dalle guide.