Iam enim securis ad radicem arborum posita est.
(Mt 3, 10)

domenica 15 febbraio 2015


Il suicidio della Chiesa

 
Nell’ormai lontano 1968 – annus horribilis – Louis Bouyer (1913-2004), sacerdote dell’Oratorio di san Filippo Neri, pubblicava un saggio dal titolo La décomposition du catholicisme. Pastore luterano convertito, uomo di cultura enciclopedica, ottimo conoscitore della Tradizione d’Oriente e d’Occidente, questo genio teologico, fra i maggiori del XX secolo, è praticamente sconosciuto ai cattolici cisalpini: tutta colpa delle sue valutazioni intelligenti – e soprattutto non allineate – degli sviluppi seguiti al Concilio Vaticano II, al quale pure era stato chiamato come perito. Spietato ostracismo ecclesiastico, riservato a chi non acconsente ad accodarsi al carro dei vincitori…

Si può anche discutere sull’analisi bouyeriana delle cause di tale decomposizione, ma la sua diagnosi dello stato spirituale della Chiesa militante richiama immediatamente alla memoria una profezia del santo papa Pio XII circa un suicidio della Chiesa provocato da alterazioni della sua fede, della sua liturgia e della sua morale. Invano un cardinal Ottaviani – quel porporato che passava la domenica fra i ragazzini dell’oratorio di San Pietro – metterà in guardia, insieme con tanti altri, il Pontefice della riforma liturgica (che Bouyer, escluso dal cardinalato, tenterà di rabberciare alla meno peggio) circa il disastro che ne sarebbe seguito. Quel porta-borse della massoneria che sarebbe finito – ma troppo tardi! – in esilio a Teheran, ingannando sistematicamente tanto Montini quanto la commissione incaricata, aveva ormai ottenuto carta bianca: «Lo vuole il Papa…» (anche le “Messe beat”?).

In diversi decenni, la putrefazione è ormai giunta a uno stadio piuttosto avanzato; il fetore – per chi non lo considera normale – è diventato insopportabile. Il fatto è che il fenomeno, attraverso i vari gradi del clero, ha pian piano raggiunto il vertice. Il pesce puzza dalla testa – dicono a Napoli. Quella cripto-eretica corrente gerarchica franco-tedesca che aveva surrettiziamente diretto il Concilio prendendo il controllo delle procedure e delle commissioni ha poi imposto la propria pseudo-teologia a mezzo mondo per gettare le basi ideologiche della sovversione programmata. In particolare, i guru delle facoltà germaniche, per esportare il loro “pensiero” (supportato da convincenti argomenti finanziari), hanno eletto le antiche colonie iberiche, già liberate da eroi in grembiulino, per spargervi a piene mani i germi del materialismo e della sedizione.

Chi conosca appena un poco l’ambiente latinos rimane sgomento di fronte al livello dell’immoralità che dilaga in una popolazione un tempo fervente – per non parlare del clero locale, di regola concubinario, quando va bene… Come mai, in diocesi all’avanguardia del rinnovamento, turbe di fedeli si riversano ogni anno nelle sètte protestanti fondamentaliste? Non sarà forse, fra l’altro, perché buona parte dei vescovi e dei religiosi sono agenti dell’Internazionale socialista? o perché le loro pecorelle non sanno più in che cosa credere o a chi dare ascolto? o perché le illusorie promesse di trasformazione sociale hanno lasciato dietro di sé un’immensa miseria morale e spirituale, oltre a quella materiale, culturale e sociale?

Ed ecco spuntare, da questo sfacelo da fine del mondo, il Pastore della “nuova chiesa”, che ha scelto come alta cattedra una cabina d’aereo e pronunzia i suoi dogmi indiscutibili chiacchierando amabilmente con i giornalisti in un linguaggio da bar di paese. Poco importa se ogni tanto (forse per eccessivo affidamento al proprio verbo?) fa qualche scivolone: può sempre rimediare la volta successiva arrampicandosi sui vetri… Quel che conta, ad ogni modo, è che puntualmente – scivoloni o meno – riemerge imperterrita la medesima visione totalmente relativistica: una morale fai-da-te che si getta allegramente dietro le spalle la Rivelazione divina interpretata da duemila anni di Tradizione e Magistero, attenta solo al livello terreno, al calcolo umano e al vantaggio immediato, così legata alle circostanze da annullare qualsiasi obbligo assoluto… proprio quella famosa morale della situazione che, pur condannata a più riprese, ha furoreggiato per decenni nelle facoltà teologiche ed è perfettamente funzionale, del resto, agli interessi del Leviatano finanziario, severamente anatemizzato a parole ma di fatto appoggiato su tutta la linea, come dimostra fra l’altro l’ostentata amicizia con gli ambienti ebraici che lo controllano. Non serve a nulla, poi, ridare un colpo alla botte nei discorsi ufficiali, scritti da altri e letti con un tono da necrologio…

Questo noto personaggio, in sostanza, non professa la fede cattolica, ma la contraddice apertamente, sistematicamente e spudoratamente, a gesti e a parole. Gli si potrebbe rammentare che, secondo l’osannato magistero conciliare, sono pienamente incorporati alla Chiesa soltanto coloro che, nel suo corpo visibile, sono congiunti con Cristo dal vincolo della professione di fede (cf. Lumen gentium, 14); ma tramite i suoi amici cardinali – così liberali su tutto, fuorché sulla tassa ecclesiastica – risponderebbe serafico che la fede è un cammino e che deve adeguarsi ai tempi… Il principio di non-contraddizione, in una “cultura” che ha bandito la logica, è ormai un reperto archeologico: i concetti onnirisolutivi di cammino e rinnovamento sono una colla universale che tiene appiccicati anche gli opposti.

Rimane il fatto che, davanti a Dio, non si può barare con i giochi di parole: o uno professa effettivamente la vera fede o è fuori, e della Chiesa e della salvezza. Questa, ahimé, è verità rivelata – e chi vuole realmente salvarsi (dall’Inferno, molto più che dalla globalizzazione) vi rimane attaccato con i denti, lo insultino pure quanto vogliono. Come conclusione del presente ragionamento, non si vede come uno che di fatto non è membro della Chiesa Cattolica possa esserne a capo; semmai è a capo di un’altra organizzazione che si sta decomponendo, ma si camuffa dietro il suo apparato. Noi preferiamo ovviamente rimanere dentro la Chiesa viva, sebbene momentaneamente priva di pastore; chi si suicida difficilmente si salva.
 

4 commenti:

  1. Ottimo e, purtroppo, totalmente vero. Grazie di cuore.

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  2. Si chiama "commissario liquidatore". E' la persona, nominata dal Tribunale fallimentare, che si occupa di liquidare una azienda. Bergoglio è il commissario liquidatore della Chiesa cattolica per conto del "Tribunale" che lo ha nominato. C'è un tempo pe rla pace e un tempo per la guerra. Ora è il tempo per la guerra. Occorre accusare e maledire. Occorre denunciare e scacciare. Occorre bastonare. Occorre estirpare. Occorre combattere, Accorre attaccare. Occorre creare vescovi cattolici. Occorre eleggere un Papa. E occorre anche altro.

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  3. ultime picconate sul sacerdozio altro che Alter Cristi..... fagocitati dai traditori del vangelo! spero che i veri ministri di Dio rinuncino a prender moglie e rimanendo fedeli a Gesù ci confermino nella vera dottrina e ottengano la corona della vittoria che il Signore riserva ai servi giusti e fedeli!sulla chiesa le porte degli inferi non prevarranno amen!

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  4. Da quasi due anni mi chiedo se sono soltanto io a non avere avuto il colpo di fulmine quel giorno. Forse per i cambiamenti drastici nei modi e nei contenuti, forse per il mio attaccamento a chi lo precedeva. L'entusiasmo dilagante del mondo mi ha fatto ribrezzo, l'ignoranza di chi ha acclamato il nuovo non conoscendo il vecchio mi ha disgustato. Specie se chi ha salutato l'arrivo del nuovo come se ci si fosse liberati di un peso, come se fosse stato liberato da una prigione, appartiene alla Chiesa in modo particolare. Sicuramente anche io sono "di parte": partecipare a celebrazioni fracassone è una violenza per me, utilizzare canti poveri sotto tanti punti di vista è una forzatura, vedere come si dia la precedenza all'intrattenimento sulla formazione mi rattrista. Mi guardo intorno e vedo che c'è spazio per qualsiasi spiritualità creativa e non per quella su cui si è retta la Chiesa per millenni. Io sono di parte, lo so. Io mi stupisco ancora di come in quegli otto anni lui abbia tentato di istruirci in tutti i modi. Dalle udienze a tema agiografico, che tanto ho apprezzato, ai suoi libri su Gesù (che ammetto di stare leggendo ora, a piccole dosi) in cui ha condensato anni di ricerca, studio e preghiera per condividerli con noi utilizzando un linguaggio comprensibile. Mi stupisco di come tanta fede e tanta razionalità convivano nello stesso corpo. Io non mi intendo di intrighi di palazzo, lasciandoli fuori non riesco comunque a provare quell'attrazione che tutto il mondo sembra avere per quest'altra figura. Non ce la faccio. Devo accettarne il ruolo, con tutte le preghiere del caso, ma tutto quello che si è susseguito negli ultimi due anni, discorsi vari e titoloni, rispetto per le altre religioni e trattamento diverso per i cattolici scomodi, non fa che allontanarmi da questa persona. A basso livello credo che tutto sia fuori controllo ormai, ognuno ha il suo regno/parrocchia con le sue regole e le sue priorità. Ci sono le alte cariche che diventano indispensabili e a volte difficili da gestire. Ci sono tutte le attività collaterali. Non c'è tempo per la direzione spirituale, se vuoi confessarti puoi andare mezz'ora prima della Messa, con la fila come al supermercato e la persona che aspetta il suo turno che può sentire benissimo i fatti tuoi (il confessionale pare un vecchio armadio lasciato lì a prendere polvere), insieme ovviamente a tutti quelli che si sono già seduti nei dintorni. Negli anni, ho visto sparire i chierichetti a reggere la patena durante la distribuzione della Comunione, come ho notato che ormai tutti la ricevono sulla mano. Ho visto cadere le Ostie senza far riparazione. Non puoi farlo notare o sei un tradizionalista e per te ci sarà solo l'ostracismo. Se non ti piacciono le canzoncine di gruppi, movimenti e cammini sei strano, anche se rendono tremendamente banale e sentimentaloide tutto, non lasciandoti dentro niente che abbia a che fare con il Signore. A me non piacevano neanche durante l'infanzia, mi mettevano a disagio. Ma se le alte cariche parrocchiane sono responsabili di questo o quel movimento, tutte le attività collaterali sono pervase dalla spiritualità caratteristica di quel movimento. In tutto ciò neanche posso lamentarmi, visto che in alcuni posti non c'è la Messa domenicale, ma la liturgia senza sacerdote. Posso solo convivere col mio disagio,nella speranza che qualcosa cambi, ma le nuove leve in maggioranza non promettono bene. Ho la sensazione che per molti questo sia un mestiere: si timbra il cartellino e via, ci si dedica a quello che si vuole fare. Perdoni lo sfogo, è solo il ritratto disilluso di una realtà di provincia.
    Lei ha uno stile forte ed incisivo per i suoi contenuti altrettanto forti (direi che tira delle bordate con stile). Ha tanto coraggio e pregherò per Lei.

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